…non essendo stato in grado di provare l’esecuzione di controlli intra-operatori di verifica del corretto posizionamento delle viti.
Un paziente, rappresentato e difeso dall’Avv. Luigi Lucente, aveva convenuto innanzi al Tribunale di Alessandria il chirurgo (al quale si era rivolto a causa dell’insorgere di forti dolori lombari) e l’ospedale perché venisse accertato il comportamento sanitario negligente, imprudente e imperito nell’esecuzione della prestazione medico professionale e, quindi, la conseguente responsabilità.
Si invocava l’intervento dell’Autorità Giudiziaria perché fosse accertata e dichiarata la responsabilità del medico e dell’ospedale in ordine agli esiti negativi dell’intervento chirurgico di “Discectomia L5-S1, posizionamento di cage intersomatica e stabilizzazione del passaggio L5-S1 mediante viti peduncolari collegate con due barre” al quale il paziente era stato sottoposto e poi successivamente rioperato in quanto all’esito del controllo TAC eseguito il giorno successivo al predetto intervento chirurgico, emergeva il posizionamento – “troppo mesializzato” – della vite superiore sinistra.
All’esito di una lunga istruttoria e di indagine medico-legale d’Ufficio, il Tribunale con sentenza n. 298/2015 ha deciso, così motivando:
“A parere del CTU l’unico elemento che si connota per inadeguata condotta chirurgica … è il malposizionamento della vite L5 di sinistra che ha determinato un’intensa radicolopatia irritativa con necessità di riposizionamento chirurgico della vite.
Il malposizionamento è dipeso da mancata esecuzione del controllo intra-operatorio che sarebbe stato possibile mediante utilizzo intraoperatorio dell’amplificatore di brillanza procedendo a verifica in due proiezioni, antero-posteriore e laterale.
Senonchè, nel caso di specie, non sono state allegate alla documentazione sanitaria le due proiezioni e nemmeno risulta descritto l’uso dell’amplificatore nel verbale operatorio, per cui il convenuto non è stato in grado di dimostrare di avere adottato tutte le cautele e le procedure necessarie a verificare la corretta posizione delle viti.
Le conseguenze di tale erronea condotta sono state individuate dal CTU nella necessità di eseguire un secondo intervento, in anestesia generale, a distanza di cinque giorni dal primo, di revisione del sistema di fissazione con posizionamento più laterale della vite in L5, utilizzando la stessa via di accesso.
Tanto ha comportato un allungamento dei tempi di degenza che nella media dei casi consimili non superano la durata di una settimana.
… e postumi permanenti dovuti al duplice accesso chirurgico”.